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Mappa del coefficiente Gini |
Per allontanarci un po' dalle miserie elettorali proverò a riflettere su una delle questioni dirimenti della modernità, forse la questione delle questioni: la disuguaglianza. Tema peraltro costantemente eluso in campagna elettorale.
Tralasciando il PIL, che tiene conto solo di dati economici, lo HDI (Human development index) da molti anni indica che i paesi scandinavi sono quelli dove la qualità della vita è più alta. Più in generale, in Norvegia, Olanda, Svezia, ma anche in Germania, la qualità della vita, intesa come livello di servizi sanitari, scolastici, accesso al reddito e così via, è mediamente più alta che negli altri Paesi. Ebbene questi stessi paesi sono anche quelli dove il divario economico della popolazione è più contenuto. Chi lo dice? Ce lo dice l'Indice di Gini, lo statistico italiano che studiò a fondo la distribuzione del reddito.
Guardando in modo sinottico i dati, emerge chiaramente che i paesi ove la ricchezza è meglio distribuita (e cioè ove la distanza tra il 10% più povero della popolazione e il 10% più ricco è più contenuta) sono i paesi dove si vive meglio. La Danimarca e la Svezia sono i paesi dove la disuguaglianza è ai minimi; il Messico, il Portogallo e la Turchia quelli dove è alta e vi sono anche performance di qualità della vita piuttosto basse.
Veniamo all'Italia e guardiamo il dato storico: l'Indice Gini era al 27.3 nel 1995 e siamo arrivati al 31.9 nel 2011. Ciò significa che la disuguaglianza è aumentata di molto negli ultimi vent'anni e quindi che l'Italia sta marciando in direzione opposta a quella auspicabile. Oggi la differenza tra il salario l'operaio e il padrone dell'azienda dove lavora è infinita, molto più di qualche decennio fa in Italia e come ancora accade nei Paesi che consideriamo in via di sviluppo.
Alcuni economisti poi hanno tentato di elaborare il GPI (Indice di progresso reale), che misura l'aumento della qualità della vita di una nazione, ma calcolando se l'incremento della produzione di merci e l'espansione dei servizi abbia prodotto realmente un miglioramento del benessere della gente di quel paese. Ebbene nei paesi che hanno provato a trasformare il semplice PIL in GPI si è visto che mentre il PIL è aumentato costantemente, il GPI è cresciuto sino agli anni 70 e poi non più.
In conclusione, combattere la disuguaglianza sociale conviene. Rende le comunità più unite, lo sviluppo più solido e duraturo e in definitiva produce felicità, contenendo i bisogni indotti e i consumi inutili e producendo una positiva sensazione di progresso sociale collettivo, di una comunità in cammino.
Sitografia:
https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/fields/2172.html
http://www.repubblica.it/economia/2010/07/05/news/inchiesta_redditi-5392064/
http://it.wikipedia.org/wiki/Paradosso_di_Easterlin
http://it.wikipedia.org/wiki/Genuine_Progress_Indicator