.

venerdì 8 febbraio 2013

La rivoluzione possibile

Voglio scrivere una dichiarazione di voto motivata e consapevole. Voglio poterla rileggere a distanza di anni da questo voto e condividerla. Ci provo.

Andare alla guerra col capitale, che si presenta più che mai forzuto e arcigno, con lo spadino spuntato e ammorbidito del compromesso al ribasso oggi non è proprio il caso. Il suicidio politico di SEL, che pure era stata criticissima con la politica consociativa del PD, e il suo impiccarsi all'albero dell'accordo Monti-Bersani mi chiude ogni prospettiva di votare la coalizione. 

Quello che mi pare prioritario ed opportuno è invece favorire una buona iniezione di sinistra nel Parlamento italiano, costruire quella sinistra europea che dialoga alla pari con gli altri soggetti che in ogni paese sono in posizione fortemente critica con le scelte di una Europa dei mercati e non dei cittadini. 

Dentro Rivoluzione Civile si agitano le anime che in questi anni sono state orfane di una rappresentanza e che hanno subito maggiormente le scelte del berlusconismo prima e della eurotecnocrazia poi: sindacati non consociativi, operai, intellettuali, giovani precari, associazionismo, ceti considerati deboli, ancor più indeboliti dalla cosiddetta crisi. Certo c'è anche ceto politico, ma in dose tollerabile, non più di quanto non ci sia nei listini bloccati di altri raggruppamenti. Certo ci sono elementi politicamente disomologhi, c'è una certa personalizzazione sulla figura del leader, ma c'è una lettura molto chiara della fase acuta di aggressione dei diritti sociali e del fatto che occorra ribaltare l'agenda che ha governato le scelte negli ultimi anni. 

Una patrimoniale seria, il rimettere al centro il lavoro e combattere la flessibilità pelosa voluta da padronato, una vigorosa tassa sulle transazioni finanziarie improduttive, la lotta all'evasione e alla precarietà, la lotta all'economia del debito e della carta straccia, lo stop al consumo del territorio in nome della crescita e lo stop al dumping sociale e ambientale dei paesi terzi o di porzioni del nostro territorio, il ripensamento della difesa in funzione appunto esclusivamente difensiva. Questi e molti altri temi sono concetti chiave di un serio programma di governo.

Rivoluzione Civile è forse una risposta ancora non perfetta ad una esigenza invece chiarissima, che sin dai primi lavori della sua genesi era stata messa a fuoco: riportare la persona umana al centro delle scelte e arrestare la corsa sfrenata verso il baratro sociale verso cui ci sta portando il liberismo capitalista senza freni. 

Ecco perché votare oggi Rivoluzione Civile significa inserire un cuneo nella porta che il capitalismo sta chiudendo in faccia alle generazioni escluse da ogni orizzonte di speranza. 

Nessun commento:

Posta un commento