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mercoledì 27 febbraio 2013

Una prima analisi del voto

In queste ore tutti si stanno iscrivendo al partito del "bicchiere mezzo pieno" o a quello del mezzo vuoto. Io mi iscrivo al primo. 

Francamente la situazione non mi preoccupa molto, credo che il Paese abbia dato delle indicazioni chiare, forse in modo inatteso o scomposto, ma sicuramente si troverà una soluzione di fase. Certo la botta è stata forte: quando circa 16 milioni di elettori cambiano voto rispetto al precedente si può correttamente parlare di terremoto politico.

Però devo dire che mi preoccupavano di più i D'Alema, i vecchi tromboni maneggioni di destra e sinistra, mi avrebbe preoccupato di più una situazione facilmente consociativa o una risposta flebile e anelastica rispetto quanto è accaduto negli ultimi tempi. Certo mi preoccupa il ritorno di Berlusconi, ma ancor di più l'aumento dell'astensionismo (+6%) e mi corre un brivido lungo la schiena se penso che, senza Grillo, l'astensionismo avrebbe forse toccato il 50%.

Ma la reattività mostrata dall'elettorato rispetto ad uno squagliamento del vecchio quadro politico mi suscita interesse e curiosità. Penso che il manipolo di quarantenni (37 anni è l'età media della compagine parlamentare M5S!), di donne, di nuove facce che abiteranno le stanze del potere siano una risorsa e non un problema. 

Nel campo del centro-sinistra dobbiamo dire parole chiare: dopo la vuota euforia delle primarie, gli elettori hanno compreso che non era credibile chi si propone nuovo avendo votato infinite fiducie a Monti. Gli elettori hanno punito gravemente il PD e preferito una incerta speranza ad una più che probabile prosecuzione dell'inciucio. Di riflesso, la punizione si è abbattuta purtroppo anche su Sel che dimezza il suo elettorato e cambia di fatto la sua base sociale.

Alla  sinistra, la cui sorte mi sta molto a cuore, dedicherò il prossimo post. Qui la sconfitta assume proporzioni epocali su cui occorre ragionare con attenzione.

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